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“Renata Boero. Teleri”, fino al 9 novembre 2025 a Macerata

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di Effegi 

La mostra “Renata Boero. Teleri”, fino al 9 novembre 2025, ai Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi a Macerata, rappresenta una delle più significative occasioni di riflessione sull’arte come fenomeno organico, sulla materia pittorica come corpo vivo e sulla tela come archivio del tempo. L’esposizione raccoglie una selezione di grandi teleri realizzati da Renata Boero (Genova, 1936) tra la metà degli anni Settanta e i primi anni Duemila, testimonianze di una ricerca coerente e profondamente innovativa, in cui la dimensione temporale, il gesto dell’immersione e la trasformazione fisico-chimica della materia convergono in una pratica artistica radicalmente fenomenologica.

Il termine “telero”, che nella storia dell’arte rimanda ai grandi dipinti di destinazione pubblica o sacra, viene qui ripensato in senso laico, organico e processuale. Le opere esposte non sono dichiarazioni iconiche, ma superfici vive, attraversate da una sensibilità tellurica che richiama la tensione tra controllo e abbandono, tra gesto umano e forza naturale.

Il fulcro del lavoro di Boero è rappresentato dall’utilizzo di pigmenti naturali, ottenuti da terre, radici, erbe e tuberi, trattati con procedimenti arcaici di bollitura, macerazione e immersione. Questi materiali, una volta preparati, vengono versati o lasciati assorbire da grandi tele grezze, che diventano spugne sensibili e reattive. A differenza della pittura tradizionale, dove il colore è applicato sulla superficie, l’artista innesca un processo in cui la tela incorpora il pigmento come un organismo che si nutre, reagisce e muta.

Il gesto artistico si trasforma in un rituale alchemico, dove il colore non viene imposto ma lasciato agire. Il risultato è una superficie che non esibisce una composizione, ma manifesta una memoria di trasformazioni, una stratigrafia di passaggi chimici e biologici. La tela si fa dunque carne, pelle sensibile, luogo di metamorfosi.

Renata Boero ha saputo costruire un linguaggio pittorico assolutamente originale, capace di tenere insieme scienza, arte, spiritualità e politica. La sua tela non è superficie, ma corpo; non supporto, ma soggetto. La materia non è mezzo, ma compagna. In un momento storico in cui la pittura rischia di diventare superficie decorativa o esercizio formale, Boero riporta la pratica artistica a una dimensione primigenia e necessaria: quella dell’alleanza tra essere umano e mondo.

La mostra di Macerata, in questo senso, non celebra solo una carriera, ma restituisce una visione. E ci invita a pensare che, forse, la pittura può ancora essere una forma di conoscenza, un atto di ascolto, una soglia verso l’invisibile.

 

 

(8 agosto 2025)

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