Il centrista-contro-tutti che si candida ad essere la gamba di centro delle destre al potere, magari in sostituzione di quel vicepremier che scalpita pro-Putin per fare in modo che il governo si allontani dall’Ucrain,a ha tracciato il suo fosco quadro del futuro prossimo venturo in un’intervista al Corriere.
Secondo il leader di Azione questo è il periodo più drammatico dal 1945 dopo che “Ieri ” (6 dicembre, ndr) è stata “ufficialmente è stata rotta l’Alleanza atlantica. In contemporanea ci è stato chiesto di prendere in carico la Nato a partire dal 2027. Tutto davanti ad attacchi russi sempre insistenti e violenti”; racconta l’ovvio Calenda, perché nessuno se n’è accorto, parlando poi del rischio di “una guerra dentro l’Europa” che è “concreto” – deve considerare l’Ucraina fuori dall’Europa – e che “serve anticipare il passaggio di consegne della Nato” quella Nato che Trump intende sbolognare a parole dal 2027.
Il punto che Calenda non sottolinea, forse per strategia politica, è che Trump parla agli USA lanciando spazzatura sull’UE, disegnando un’UE che non c’è, coadiuvato dal gran Musk, amico di Meloni e Salvini, che delira di Quarto Reich probabilmente riferendosi alle sue stesse mire filtrate da ketamine e follie varie.
Però Calenda è tutto un rutilare di buoni consigli che vanno dalla possibilità che “i democratici” vincano le elezioni di Midterm (e allora “la possibilità di Putin di poter contare su Trump si ridurrebbe in maniera significativa”) al “tenerlo impegnato” (Putin) sul “fronte ucraino più a lungo possibile. Faccio per questo un appello sia a Giorgia Meloni sia a Elly Schlein” che consiste nell’entrare “in un’ottica emergenziale per una difesa europea” perché “Trump ha scritto un documento dove mette nero su bianco la disarticolazione dell’Europa” dunque per Calenda si tratta di “di anticipare il passaggio di consegne della parte convenzionale della Nato all’Europa prima del 2027” e di approvare subito “lo scudo democratico” perché Calenda è “convinto che in Italia ci sia chi riceve i finanziamenti dalla Russia di Putin”.
Lo farà sentire meno solo ricordargli che non è il solo a pensarla così. Ci sono anche un sacco di lillipuziani, nascosti dal verbo di una simile distesa di statisti, a pensare la stessa cosa, ma guai a dargli voce ai lillipuziani, sennò la distesa di statisti si rivelerebbe per quella che è: l’inconsistenza fatta sistema.
(8 dicembre 2025)
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