di Giovanna Di Rosa #Maiconsalvini twitter@perugianewsgaia #maiconmeloni
Sono vecchi, sono antichi e sono, soprattutto, pericolosi. Sono i sovranisti di questo paese che dicono una cosa in Italia e in Europa dicono il contrario; sono schierati a fianco del popolo quello composto dalle “migliaia di persone che vivono nelle borgate romane” e dai “milioni di persone che vivono nell’interland milanese”, citiamo Giorgia Meloni ed il suo amore per la precisione delle cifre e per la chiarezza dei concetti. Poi fanno altro. E si inventano i “BOT patriottici con scadenza tra cinquant’anni“.
Ricordano un po’ quelli – si chiamavano frontisti – che non volevano gli aiuti del Piano Marshall nell’immediato dopoguerra. Dunque questi impresentabili del “fare tutto per l’Italia, persino andare contro gli interessi dell’Italia” hanno decisio di proseguire fino in fondo il loro gioco allo sfacio perché, evidentemente, il gioco elettoralemente sembra rendere. Almeno stando ai sondaggi che vedono la Lega in picchiata, ma ancora stabilmente primo partito, e la formazione della Le Pen della Garbatella in costante aumento. Dunque via con le grida e con le mascherine col tricolore, quel tricolore col quale Salvini non voleva nettarsi le terga – post rivelatosi poi una bufala – ma che diceva di non sentire come la sua bandiera. Era il 2011 e lo dichiarava a Radio24.
… il tricolore non mi rappresenta, non la sento come la mia bandiera. A casa mia ho solo la bandiera della Lombardia e quella di Milano (…) Il tricolore è solo la Nazionale di calcio, per cui non tifo. Mi rappresenta quando diventeremo un Paese normale con meno sprechi e ruberie al Sud”.
Capite dunque come l’esito concreto delle difficili trattative in corso in Europa, la concessione o meno dei denari che quest’Italia necessita come l’ossigeno, siano del tutto irrilevanti per personaggi politici che, stipendiati con soldi pubblici in Italia o in Europa, lavorano contro l’interesse di quei cittadini che pagano i loro stipendi. Lo diciamo con toni sovranisti e populisti, ma la realtà è questa. Per ora, della trattativa con l’Europa nulla si sa, l’unica cosa certa sono le risate di gusto che si fanno leggendo i tweet delle due superstar della destra sovranista italiana, quella che straparla di ripresa e taccia Giuseppe Conte di essere un dittatore ed è composta da uno che guarda a Putin e chiede pieni poteri mentre si schianta su un mojito e dall’altra che guarda a Orbán e il cui partito vota in Europa contro i diritti delle donne.
La coerenza dei due sovranisti leader di partiti sovranisti fin quando il sovranismo farà loro comodo si ritrova nel loro affannoso spiegasi a un Paese sull’orlo del collasso economico che mai e poi mai si dovrebbero accettare i miseri 36 miliardi del Mes che sono restituibili in dieci anni atassi bassissimi e che se la Banca d’Italia è furba riesce persino a farci un po’ di soldi sopra e rifiutare persino altri cento miliardi a fondo perduto, perché sì. Ed è assai curioso che mentre in Italia i due leader del sovranismo da oggi alle comiche si scagliano contro i paesi del Nord Europa stiano in realtà lavorando fianco a fianco con Austria, Svezia, Danimarca ed Austria affinché non vengano elargiti i denari necessari all’Italia. Ma non dicono nulla sul prestito italiano a FCA 8che ha la sede fiscale, guarda un po’, in Olanda).
Gad Lerner
Registriamo afutura memoria che i leader populisti nostrani
MatteoSalvini e Giorgia Meloni,quelli che ci accusano di essere radicalchic asserviti alla finanza mondialista,sono stati fra i più lesti a difendere il prestito agevolato concesso dal governo a FCA strano… pic.twitter.com/JNq6bFKKAp— Marano Andrea (@AndreaMarano11) May 21, 2020
Argomenti? Pochi e risibili. Meloni è impegnata a magnificare Giorgio Almirante e Salvini a pensare ai fatti suoi e a come non cascare giù dal carro, opposizione assoluta e cieca al recovery fund, perché se l‘Italia si risolleva poi vengono amancare gli argomenti per fare opposizione, questo è il giochetto. I due non vogliono rimanere senza poltrona. Scusate, senza lavoro. Ma Meloni deve fare caciare per evitare che venga fuori con troppa chiarezza che tra gli oppositori degli aiuti all’Italia, oltre a lei e Salvini, ci sono anche il suo amico Orbán insieme al gruppetto di Visegrád (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia) che fino a ieri vivevano anche coi soldi dell’UE. Compresi quelli dell’Italia. Insomma Salvini e Meloni sono d’accordo coi soldi all’est europeo, ma non con quelli all’Italia.
Se poi il problema è l’asse franco-tedesco, allora lì tocca parlare di politica e non del pollaio dei vicini che è più grande del nostro. Insomma non si parla per invidia.
(23 maggio 2020)
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